I cartelli stradali di internet sono senza dubbio i link. Bisogna cercare di seminare più cartelli stradali possibili, tenendo sempre in considerazione i luoghi dove posizionarli. Come non avrebbe senso installare centinaia di indicazioni per il Duomo di Milano lungo le strade di Pechino, all’interno dell’universo del world wide web bisogna pianificare al dettaglio dove piazzare i link che portano al nostro sito. Questi “cartelli” servono in primo luogo ai motori di ricerca, per comprendere quali siano le “strade” della rete, dove esse portino e cosa si ci sia dopo i vari “svincoli”, per far arrivare il traffico alla giusta meta. L’unica differenza con il mondo reale, è che nel web questi cartelli non sono piazzati soltanto dai titolari delle aziende o dalle istituzioni, per segnalare luoghi di interesse o servizi importanti per la cittadinanza, ma possono essere messi da chiunque. Quello che si deve fare, dunque, è stimolare quanto più possibile l’iniziativa di terzi a linkare i nostri siti, oltre che lavorare in prima persona. E’ un lavoro su più livelli, ma è assolutamente indispensabile farlo.
Eccone alcuni:
La Link Building nel 2016 è una bella sfida che si rinnova attraverso l’utilizzo di tanti sistemi (vecchi e nuovi), ognuno dei quali ha il suo peso più o meno importante. Il comune denominatore è la qualità dei contenuti, il rispetto per chi cerca qualcosa in internet e il rispetto per chi ospita i nostri contenuti. Ci sono tecniche di Link Building che qualcuno definisce obsolete o pericolose per il rischio penalizzazione che comportano. La mia esperienza mi dice che invece hanno ancora una bella efficacia se utilizzate con il cervello acceso e soprattutto che è possibile fare link building nel rispetto degli utenti e di Google stesso. Infine, oggi, il concetto di link building si deve espandere ad altre tecniche che pur non comprendendo la mera creazione di link, incidono sul posizionamento. Andiamo ad approfondire…
Non ci prendiamo in giro. Per migliorare il posizionamento di un sito sui motori di ricerca serve fare link building, ovvero ottenere più link possibili provenienti da altri siti. Questo a meno che il tuo sito non si chiami Giallo Zafferano o Salvatore Aranzulla . Il buon Aranzulla ormai potrebbe pubblicare anche un post dal titolo “abc” e si vedrebbe catapultato nel giro di un’ora in prima posizione. (beato lui)
Fino a qualche anno fa (non troppi direi) c’era la pratica selvaggia di inserire link dappertutto: nei commenti, nei forum, nascosti nel codice, colorando le parole dello stesso colore dello sfondo per non farli apparire all’occhio umano, creando pagine con elenchi di link, creando una serie di siti interconnessi tra loro attraverso delle parole chiave stabilite, eccetera eccetera (e in questo eccetera eccetera sono comprese anche altre tecniche definite “Black Hat Seo“). Serviva per alterare i risultati restituiti dai motori di ricerca a favore dei siti che beneficiavano di queste pratiche e non era raro trovare ai primi posti di Google, dei risultati che nulla avevano a che fare con la query di ricerca digitata dall’utente. E questo indusse Google, il motore di ricerca più utilizzato del mondo, a prendere dei provvedimenti per contrastare questo fenomeno “dopante”.
Furono scritti degli algoritmi (vedi Penguin) che avevano il compito di smascherare queste pratiche e che penalizzassero i siti destinatari di questi link. Gli stessi vengono periodicamente aggiornati ed è notizia di questi ultimi due mesi che sta per entrare in azione un nuovo rollout del Penguin. Google cominciò anche a misurare il peso dei link, dando meno valore a quelli nei commenti o nelle sidebar, o nelle pagine “siti amici” o nel footer del sito. Diminuì il valore dei link provenienti dai siti di guest post, article marketing, comunicati stampa e directory, linfa vitale per la link building. Poi Google iniziò a consigliare di utilizzare l’attributo nofollow nei link in uscita per non passare ranking da un sito ad un altro. E a questo proposito smise anche di rendere pubblico il valore del rank dei siti (Page Rank), elemento fino a qualche anno fa fondamentale per capire se un sito era buono o no (per la link building ). L’algoritmo RankBrain infine promette di far restituire a Google dei risultati ottimali, riuscendo a capire, attraverso un meccanismo di auto apprendimento, quali sono i risultati che l’utente si aspetta, vanificando di fatto ogni sforzo per produrre link in entrata non a tema (ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare). La pillolina finale del colosso di Mountain View è stata, ed è ancora, una politica del terrore nei confronti di chi utilizza la pratica della link building. E li tutti dietro a dire “nooo! non si fa link building. Il link deve essere naturale e nascere spontaneamente da altri utenti che apprezzano i tuoi contenuti. Altrimenti Google ti penalizza e il tuo sito sparirà dalla faccia della terra!”. Cacchio! Ma è proprio così? Io vedo ancora siti nelle prime posizioni di Google che hanno link provenienti da altri siti di cacca! Qualcosa non mi torna…
Oggi, secondo me (e sottolineo secondo me), è ancora possibile fare link building restando nell’ambito della White Hat SEO (semmai la link building possa esservi inclusa). Il segreto sta nel mantra che ci ha accompagnato negli ultimi due anni: Content is King. E allora iniziamo a vedere dove possiamo ancora piazzare dei link al nostro sito per ottenere dei benefici.
Benché ultimamente non spingano più come un tempo, si può continuare ad utilizzare questo tipo di tecnica purché con qualche accortezza. Create contenuti di qualità, non sfacciatamente auto-promozionali (non per la Link Building in se stessa… solo per farveli accettare) e pubblicateli tranquillamente su questi siti. Create contenuti diversi e inserite il vostro bel link avendo cura didiversificare l’anchor da utilizzare. Personalmente mi concentro su una parola chiave e poi vario l’anchor, anche con frasi lunghe, contenenti la key scelta. Spesso, per diversificare, linko direttamente con la url dei sito o con il nome del brand avendo cura di posizionarli vicino alla key che mi interessa (es. …[link]pippo[/link] è un [key]hotel a Roma[/key]…). Tranquilli, non succede nulla se mettete 10 anchor uguali su 50 articoli pubblicati. Con questo numero state ben lontani da ciò che Google ritiene le pratiche da penalizzare. Non sono mai stato penalizzato per questo. Unica accortezza, utilizzare diversi account e procedere a blocchi. Che ne so, 10 articoli con pippo@mail, 10 con caio@mail, ecc… E magari abbiate l’accortezza di cambiare il vostro ip ad ogni sessione di lavoro (ma proprio per scrupolo estremo).
Qualcuno dice che Google penalizza i siti che beneficiano dei link da siti di Comunicati Stampa e Article Marketing. Ma perché Google dovrebbe penalizzarmi se scrivo contenuti buoni sui vantaggi che la mia azienda può dare ai miei clienti? Al massimo gli attribuisce meno valore. La cosa daverificare è invece se il sito dove pubblicate l’articolo non sia stato penalizzato, se contiene codice malevolo o se è “spammoso”. Quest’ultimo aspetto lo verificate installando la toolbar di moz sul vostro browser e visualizzando il valore dello spam score. Con questo strumento potrete verificare anche la Domain Authority (DA), la Page Authority (PA) ed il Moz Rank (MR), valori utili per orientarvi sulla qualità del sito da quando Google non rende più noto il Page Rank. Personalmente ritengo che questi valori debbano essere solo indicativi e che un sito per essere valutato buono, deve essere verificato a mano.
Sono i miei preferiti, anche se i più faticosi da ottenere. Cercate siti che trattano lo stesso argomentodel sito che volete far salire e chiedete se vi fanno pubblicare un articolo con link “dofollow” al vostro sito. Qui dovete essere molto seri perché i migliori siti non amano pubblicare articoli immondizia. Create un buon contenuto che risponda alle direttive del proprietario del sito ospitante e, una volta avuta la disponibilità a pubblicarlo, inviatelo indicando la url della pagina del sito da linkare e la parola chiave con cui volete essere linkati. Potreste anche trovare altri che vi chiederanno, in cambio, di ospitare sul vostro sito un loro articolo. Scoprirete anche che pagando, ci saranno proprietari di siti che vi faranno pubblicare sui loro blog. In questo caso valutate sempre la bontà del sito prima di tirar fuori quattrini. Esaminatelo con MOZ per vedere lo “spam score” e soprattutto il valore di DA. Se questi elementi non sono convincenti non sprecate i vostri soldi. Un’occhiata la potreste dare anche con Majestic SEO (tool per valutare e monitorare i backlink) installando sul browser la sua toolbar, per vedere il valore di Citation Flow e soprattutto quello di Trust Flow. Se il Trust Flow è buono il sito dovrebbe esservi utile. Ma prima dividete il valore di Trust Flow per il Citation Flow e se da questa operazione ottenete un valore attorno allo zero (fino a 0,3 vi sarà poco utile) lasciate i soldini nelle vostre tasche. Un esamino andrebbe fatto anche con un tool per vedere se il sito è compromesso o se ospita virus. Utilizzate Sucuri Sitecheck per questo.
Occhio agli ip dei siti: quando acquistate più di un link in più siti della stessa persona, controllate gli ip e fate attenzione che non siano uguali. Potrebbe succedere che Google interpreti quei link come provenienti da un circuito di siti creati appositamente per fare link building e, ben che vi vada, avrete speso soldi senza ottenere il minimo risultato. Ovviamente non parlo di quantità minime tipo 2 o 3 siti.
Ritengo che i guest post (fatti bene e su siti a tema) siano lo strumento più efficace in assoluto per la link building.
Qualcuno mi vuole spiegare perché, se trovo una directory di turismo ed il mio sito è di un hotel, non dovrei sfruttare questa opportunità. Bando alle ciancie e infilate il vostro sito in queste directory. Scegliete però sempre quelle a tema e non quelle che contengono tutti gli argomenti del mondo. Non vi passeranno chissà quale valore di rank ma il mare è composto da tante gocce. Anche per i siti di directory, esaminare se il sito è pulito e se non è marcatamente spammoso.
Che ci crediate o no, nell’epoca in cui i mammasantissima della SEO indicano i link nei commenticome la peste da evitare, io li utilizzo. Ad alcuni addirittura, Majestic Seo gli attribuisce un buon valore. Ovviamente qui non bisogna esagerare. Utilizzare solo i commenti dei siti a tema con il vostro e solo se avete qualcosa da dire sul serio. Inserite il link solo se proponete una risorsa utile o se è necessario per spiegare meglio il vostro concetto. Anche e soprattutto per rispetto del proprietario del sito. C’è da dire che nei commenti di solito l’attributo dei link è nofollow per cui servono a poco in chiave posizionamento. Ma per altre ragioni che vedremo dopo non bisogna disdegnarli.
I siti di notizie flash, bookmark, sono siti che spesso hanno una Domain Authority alta (Domain Authority, DA, valore che moz.com attribuisce ai siti e che è diventato punto di riferimento per molti webmaster per valutare la bontà di un sito dopo la scomparsa del valore pubblico del page rank di Google). Qui potete mettere il titolo della notizia con la vostra keyword e linkare la pagina del vostro sito che tratta quell’argomento. Comodo e veloce da fare… e utile se il link è dofollow.
Io li detesto per l’immensa fatica che si deve fare per ottenerli. Trovare la discussione, inserirsi, piazzare il link… tutto davvero noioso. Ma se proprio volete inserire qualche link sui forum la raccomandazione è sempre quella di andarci cauti, nel rispetto dei proprietari. Postare cose sensate senza voler inserire il link a tutti i costi. E’ una pratica che utilizzo solo quando mi capita una buona occasione. Se conosco l’argomento interagisco garbatamente e, se si manifesta l’opportunità di condividere un mio contenuto “davvero” utile per la discussione che si sta avendo, piazzo il link. In questo modo raramente me ne hanno cancellato uno. Anche in questo tipo di siti purtroppo, spesso l’attributo del link è nofollow.
Si sa, i social non passano Rank. In realtà mi sono ritrovato backlink da Google Plus e li ho molto apprezzati, sia perché citavano un mio articolo (soddisfazione personale), sia perché questi post si possono facilmente ritrovare su Google in modalità di ricerca privata. Per quanto riguarda Facebook e gli altri, non dimentichiamoci l’importanza della presenza del brand sui Social. Sia per tentare di stabilire un rapporto con nuovi potenziali clienti, sia per la metrica social presa in considerazione da Google ai fini del posizionamento ( i segnali social!).
Creare video per pubblicarli su You Tube linkando il vostro sito è una buona idea. Ci vuole un minimo di attrezzatura (anche il solo smartphone va bene). Se il video suscita interessa sarà condiviso e con esso il vostro bel link. Si lo so che è nofollow, ma come per il discorso fatto nel paragrafo “link dai social network”, la metrica social è anch’essa un fattore SEO.
Dei bei link dofollow invece potreste ottenerli mettendo a disposizione sul vostro sito dei contenuti utili in pdf o mp3 scaricabili gratuitamente. Quest’ultima tecnica, se il contenuto è davvero interessante, permette di ottenere moltissimi link spontanei (si, proprio quelli che piacciono tanto aGoogle).
Non è una vera e propria tecnica di link building ma ottenere delle recensioni, specie sulla pagina azienda di Google Plus, aiuta il posizionamento (in modalità di ricerca privata e sullo spazio dedicato alle attività locali). Non tralasciate di considerare questa opportunità. Per lo stesso discorso fatto nel paragrafo dedicato ai social, premunitevi di ottenerne anche su Facebook e dovunque abbiate la possibilità di riceverne.
Ho appreso questa tecnica leggendo SEO Garden, il libro di Francesco Margherita, persona che anche se non conosco personalmente, mi ispira fiducia, simpatia ed autorevolezza in materia di SEO. La co-citazione è una tecnica che prevede due link in uscita su un articolo. I due link devono essere abbastanza vicini ed il primo deve puntare un sito con un elevata reputazione mentre il secondo il sito che ci interessa. Il punto comune dei due siti da linkare è il tema: devono trattare lo stesso argomento. Per esempio potrei scrivere un guest post su un buon sito di viaggi e inserirvi un link ad un sito autorevole (di viaggi) ed un altro al sito (di viaggi) su cui si sta lavorando.
Le citazioni sono uno dei cosiddetti “segnali deboli”, ovvero elementi che contribuiscono al posizionamento ma che non hanno la stessa efficacia dei link. Si tratta di sfruttare quei siti che non permettono di inserire link, inserendo lungo il post il nome del brand in prossimità di una determinata keyword. Questa impostazione però l’ho leggermente modificata procedendo in questo modo:
Ho scelto una ventina di siti (soprattutto comunicati stampa) che permettevano di inserire link. Ho scritto il post e ho inserito il link sulla parola chiave principale. Durante la stesura, ho inserito ilnome del brand in prossimità di una seconda keyphrase (senza link) totalmente diversa dalla keyword usata per linkare. Il risultato è stato che il sito su cui lavoravo si è iniziato a posizionare anche per la keyphrase non linkata (in un test di dicembre 2015, prima in 58 ed ora in 12 posizione). A dire il vero era una keyphrase con poca competizione sulla serp ma tant’è che, grazie a questa tecnica, con una sola serie di articoli ho migliorato il posizionamento di due key diverse.
Non so se ho applicato correttamente la tecnica e se il posizionamento della key secondaria sia dovuta al fatto che in quegli articoli un link, anche se con una key totalmente diversa, comunque è presente. Ma pare che il metodo funzioni.
Un buon blog incorporato nel proprio sito è un toccasana per migliorare il posizionamento e la visibilità. Il blog vi permette di trattare tanti argomenti e di ottimizzare le sue pagine per diversekeywords. Se ad esempio avete un sito di ricette e vi trovate a competere con giallozafferano, hai voglia a produrre link… diventerete vecchi e gli sarete sempre sotto. Ma se utilizzate il blog per coprire quegli argomenti non sviluppati da giallozafferano, inizierete ad avere visibilità, traffico sul sito ed autorità sul web. Il blog incorporato vi permette di creare agevolmente una rete di link interni che collegano le pagine del vostro sito e questo è un ulteriore elemento che aiuta a salire sulla serp. Lo stesso vale per la creazione di contenuti sempre freschi ed aggiornati, cosa gradita a Google e linfa vitale per le vostre pagine social. Il Blog è decisamente utile averlo all’interno del sito.
Io li prendo tutti. Se è un dofollow mi passa rank. Se è un nofollow, comunque si parla di me e in quell’articolo c’è la mia keyword associata al mio brand. A proposito, utilizzare la tecnica della prossimità delle keyword è un’eccellente idea. In cosa consiste? Scrivere l’articolo con la parola chiave vicina alla url del sito o al nome del brand. Se Google non è stupido come credono in molti (e non lo è), saprà comprendere che sul nostro sito si parla di quell’argomento.
Da quando Google ha iniziato con il consigliare di inserire il nofollow sui link esterni diventa sempre più difficile trovare buoni siti su cui pubblicare senza questo odioso attributo. Alcuni addirittura non permettono di inserire link e bisogna accontentarsi della semplice citazione. Ma questi siti sono da scartare? A prima vista decisamente si. Perchè dovrei farmi un “mazzo così” a scrivere un buon articolo e poi non devo trarne beneficio con il mio sudatissimo linketto dofollow? Tra l’altro, APRO PARENTESI, questa direttiva ha favorito il mercato dei link a pagamento (ti faccio pubblicare sul mio bellissimo blog e ti faccio mettere un bel link, ma devi creare tu il contenuto e devi darmi pure 30 euro!). Per carità, tutti dobbiamo campare ed io stesso non disdegno questo metodo se il budget a disposizione me lo consente. CHIUSA PARENTESI. Però, tornando all’utilità dei link nofollow e delle citazioni, rispondo si. Si perché Google prende in considerazione anche altre metriche per determinare le sue serp, tra cui l’autorità del dominio (se un sito viene linkato o citato è pur sempre autorevole), la popolarità del brand (stesso discorso) e le condivisioni sui social network (i segnali social). Queste attività vanno però integrate in un contesto più ampio che racchiude tutte le argomentazioni e le tecniche trattate in questo articolo. Non ultimo, il tarlo che il nofollow comunque influisca sulle SERP io ce l’ho da non poco e alcuni miei test pare lo confermino (ma vi saprò dire di più al termine degli stessi).
La realtà di questo inizio 2016 è che alcune tecniche che nulla hanno a che fare con la qualità dei contenuti, ancora funzionano. Non so se nell’immediato futuro continueranno a funzionare ma ad oggi è così. Ecco come procedono alcuni SEO.
Innanzi tutto creano una ventina di blog (di quelli gratuiti tipo wordpress o altervista) per ogni singola parola chiave. Questi blog appena creati hanno un DA elevatissimo, trasmesso dal dominio principale (wordpress.com ad esempio ha un DA=96). Li creano con email diverse e da ip diversi. Inseriscono nella url la key che interessa e procedono alla stesura di 5-6 articoli fatti abbastanza bene, ottimizzati per quella key, linkando solo risorse autorevoli o non linkando per niente.. Questa tecnica dovrebbe permettere di far salire il PA della Home Page. Una volta maturata la situazione, inseriscono un bel post in home page con un link al sito in lavorazione.
Mentre i siti “maturano” inseriscono link da siti di bookmark (veloci da implementare e con un buon DA) e su siti che permettono di commentare. Dopodiché provvedono a scrappare(ripristinare domini scaduti con un buon PR alle spalle e diversi link) qualche sito da piattaforme tipo blogger (gratis) o acquistandoli da servizi tipo Expiredomains.net, e qui inseriscono articoli con link.
Alla fine della fiera, i risultati sono sicuri ma non costanti nel tempo. Questa tecnica è una sorta didoping della Serp. Pompo i link e il sito inizia a posizionarsi. Man mano che passa il tempo i link perdono valore a causa della staticità dei siti dove sono stati inseriti e si inizia a perdere posizioni.
L’argomento link building è molto vasto ed ogni singolo aspetto meriterebbe un ampio approfondimento con relativa discussione tra chi la pensa in un modo e chi in un altro. Questo articolo nasce solo ed esclusivamente dalla mia esperienza, brevemente riportata in questo articolo ed è un modo di fare che mi ha dato a volte grandi risultati ed altre volte mi ha comunque consentito di migliorare sensibilmente il posizionamento del sito su cui lavoravo. E mai, finora, ha portato un mio sito ad essere penalizzato da qualche algoritmo di Google.
C’è da dire che oggi, ed in futuro sempre di più, le serp di Google sono composte tenendo contoanche di altri fattori. Citazioni sul web senza link e sui Social, reputazione web ed altri segnali deboli. Non dimentichiamoci di sfruttare anche queste opportunità e di studiare a fondo il miglior modo per trarre il massimo da queste tecniche.
Molto probabilmente, se questo pezzo venisse letto da un guru della SEO direbbe che, tra alcune cose giuste, ho detto anche tante boiate. E’ così, la SEO non è scienza esatta ed ognuno ha le proprie convinzioni. Il problema è che per alcuni le convinzioni sono nate dopo aver sperimentato, altri invece si sono accodati a quello che dicono i SEO più influenti della rete. Mi fermo qui.
Importante! La prima tecnica per avere un buon posizionamento su Google è creare le pagine del nostro sito con tutti gli elementi necessari per una eccellente ottimizzazione On Page. Se la mia pagina non è ottimizzata per la keyword con cui voglio salire, si farebbe il quintuplo della fatica per ottenere il minimo risultato. Un title ed una url contenenti la mia key è il punto d’inizio. I contenuti della pagina devono essere coerenti con la keyword scelta e devono trattare l’argomento in maniera il più possibile esaustiva. Utilizzate i microdati più adatti nel vostro codice html. Linkate la pagina con la keyword scelta dalla vostra Home Page che sicuramente è la pagina con maggior Page Authority del vostro sito. Curate i collegamenti tra le pagine del vostro sito, linkando con la key che vi interessa la pagina interna corrispondente. Se avete una pagina con la key “pinco-pallino” sulla url e state scrivendo un testo che la contiene su un’altra pagina, collegatele con il link “pinco-pallino”. Utilizzate anche un blog interno al sito. Vi permetterà di produrre contenuti freschi da dare in pasto a Google, trattare argomenti correlati al vostro sito e creare una buona rete di link interni.
Ultimissima considerazione, per i cultori del nofollow e per tutti coloro che non rilasciano un link dofollow nemmeno a pagamento. In questo articolo ci sono tanti link in uscita dofollow. Mi hai trovato? Mi stai leggendo? Allora non sono stato penalizzato! Guarda bene quali siti ho linkato e trai le tue conclusioni.
Vi lascio con un bellissimo articolo del 2014 di Francesco Margherita dal titolo “come rendere più efficace la link building“. Secondo me chiude degnamente questo mio articolo e da spunti di riflessione ulteriori. Francesco è molto netto nelle sue considerazioni ed è questo che mi piace di lui: ragiona con la sua testa e prende sempre posizione in base a test continui nel tentativo di esplorare e determinare la validità di tecniche SEO, vecchie e nuove.
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